SABATO 6 GIUGNO 2015 ORE 9 PRESSO LA SALA “CESV” (Centro Servizi Volontariato) Roma in Via Liberiana, 17
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I disturbi mentali ruotano attorno al perno delle famiglie e alle loro storie; valorizzare la soggettività della persona portatrice del disagio è la via di aiuto alle famiglie che vivono questa condizione. La narrazione orale e la scrittura autobiografica, prodotte dalle persone che hanno vissuto il disagio psichico sono uno strumento di aiuto e conoscenza per tutti. Attraverso la narrazione ci aiutiamo a non perdere la continuità della nostra esistenza. Quando la parola diventa narrazione costruisce la nostra storia di vita e la possibilità di consegnarla alla memoria collettiva. La narrazione della propria storia è uno strumento per una ricerca interiore tesa all’idea di prendersi cura di sé. Ci appelliamo alla parola considerandola come un farmaco, da un lato come una possibilità di chiedere aiuto e dall’altro donando fiducia e speranza al prossimo nel processo di guarigione. Parole che curano. Narrarsi per non perdere la continuità della propria esistenza. Alcune donne nostre ospiti raccontano le loro storie e le trasformano in libri. Pagine di vita vissuta senza filtri e con coraggio, che verranno presentate il 6 giugno presso il CESV in via Liberiana 17, dalle ore 9 alle ore 13:30.Raccontare in prima persona le esperienze di una vita vissuta nel disagio mentale per portare conoscenza e speranza. Per sé e per gli altri.Le storie saranno quelle di Liliana Gheorghe, “Il Sorriso triste dei girasoli”, Camelia Ciuban“La belva” e Stefania Laurora “Solo un salto e la ragione diventa follia”.Storie diverse accomunate dal desiderio di riscattare la propria soggettività nella consapevolezza che è nel monologo interiore, nel flusso di coscienza, lontano dalle inibizioni letterarie, grammaticali e sintattiche del proprio pensare, lontano dalla paura e dalla vergogna, che la propria esperienza acquista dignità perché in fondo, come “si è degni solo quando si è se stessi”, spiega Liliana insieme a Ulisse Mariani, lo psichiatra che l’ha presa in cura, quando lei, originaria della Romania e ipertraumatizzta, un padre alcolista affetto da sindrome bipolare, un fratello suicida a 24 anni, una madre ipocondriaca alle prese con tumori immaginari e crisi depressive, si è presentata nel suo studio. Per Camelia Ciuban, una vita all’insegna del disturbo bipolare e delle oscillazioni dell’umore tipiche della malattia maniaco depressiva “va bene così, comunque andrà a finire (e spero il più tardi possibile), non avrò vissuto senza accorgermene”. Come lei anche Stefania trova la forza di scrivere racconti e pensieri tra stati di abbattimento e illuminazione. Un modo per ritrovarsi nelle proprie verità e la speranza che la scrittura autobiografica, prodotta dalle persone che hanno vissuto il disagio psichico, sia uno strumento di aiuto e conoscenza per tutti, non ultimi professionisti e familiari. Ma oltre che con la parola scritta, è possibile riconoscersi narrando anche con i suoni e le immagini. Come ha fatto Donato Robustella che con Il canto delle sirene ha portato il proprio occhio documentaristico tra gli uditori di voci, un viaggio in un mondo fatto di paure, voci, deliri e allucinazioni, di persone che quotidianamente lottano con le proprie voci.